mercoledì, maggio 16, 2018

PERFECTOS DESCONOCIDOS


Perfectos Desconocidos
di Alex De la  Iglesia
con Belen Rueda, Eduardo Noriega, Eduard Fernandez
Italia, Spagna 2018
genere, commedia
durata, 97'

Com’era successo di recente nella manifestazione dedicata al nuovo cinema francese (Rendez vous) cosi accade al Festival del cinema spagnolo 2018, inaugurato ieri a Roma con la proiezione dei primi film. Se, infatti, la decisione di aprire la nuova edizione della kermesse francese con la masterclass tenuta dall’italiana Valeria Bruni Tedeschi era sembrata un modo per sottolineare i legami cinematografici e culturali tra i due paesi, quella spagnola non è certo da meno, avendo scelto di aprire il suo programma con l’anteprima italiana de Perfectos Desconocidos, remake del campione d’incassi firmato da Paolo Genovese. Abituata a guardare in casa d’altri nel tentativo di ricavarne idee e originalità, la commedia italiana contemporanea si ritrova per una volta – e non senza un pizzico d’orgoglio – nella situazione opposta, coinvolta nell’evento come semplice spettatore e nella consapevolezza di non dover dimostrare nulla di più di quello che è stato già fatto. Al contrario di Álex De la Iglesia, il quale, ingaggiato per la direzione della nuova versione, aveva nelle sue mani due possibilità: quella di girare il film, reinterpretandolo alla sua maniera, ovvero con le invenzioni esasperate e grottesche tipiche del suo cinema, oppure adottare un’idea contraria, cercando di uniformarsi alle regole del genere in questione che, in questi casi, prediligono operazioni filologicamente ortodosse al modello originale.


Pur non facendo come Van Sant, che nel “suo” Psyco mise in immagini la copia esplicita del capolavoro di Alfred Hitchcock, De la Iglesia, di fatto, rende quasi impossibile distinguere il suo lungometraggio da quello di Genovese, se non per l’utilizzo degli attori (tra cui citiamo Eduardo Noriega e Juana Acosta) i quali, comunque, si ritrovano a pronunciare le stesse battute dei loro colleghi italiani. Così, ciò che costituisce un dettaglio irrilevante per i connazionali dell’autore, chiamati a confrontarsi con la vicenda raccontata senza alcun memoria precedente, diventa per lo spettatore nostrano il fattore discriminante per la riuscita del film e, in particolare, della mancanza di sorpresa e di straniamento che procura la visione di Perfectos Desconocidos. Da questo versante la regia di De la Iglesia non aiuta, tanto giudiziosa e conforme ai diktat dei prodotti mainstream è quella predisposta per l’occasione sullo schermo dal regista basco.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su Taxidrivers.it)

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