venerdì, settembre 08, 2017

MISS SLOANE - GIOCHI DI POTERI

Miss Sloane - Giochi di potere
di John Madden
con Jessica Chastain, Gugu Mbatha-Raw, Alison Phil
USA, 2016
genere, thriller
durata: 132’ 


Un giorno di tanto tempo fa, Ulysses S. Grant inventò il termine "lobbista" per descrivere i rappresentanti di interessi particolari che lo attendevano nella lobby del Willard Hotel di Washington. La definizione del diciottesimo Presidente degli Stati Uniti era calzante e accompagnata, probabilmente, da un giudizio che sottintendeva ansia, fastidio e soprattutto rassegnazione. Già, perché la temeraria, spietata e insinuante categoria era ormai nata e, nei decenni e secoli a seguire, si organizzò in strutturati gruppi di pressione, determinati a influenzare i detentori del potere politico e, più tardi, a incuriosire il cinema. Piuttosto insolito, invece, è il fatto che i power brokers e il loro modus operandi tra legalità e arti oscure abbiano suscitato l’interesse di John Madden, un regista che ricordiamo soprattutto per “Shakespeare in Love” e i due “Mariagold Hotel” e che, a un primo sguardo, sembra poco aduso alla descrizione della spietatezza umana. Ma il giudizio morale non è l’obiettivo principale del film, che nasce invece dal desiderio da parte del regista di rispondere a una domanda: un lobbista cosa fa? Come si comporta? Quali strategie usa per portare dalla sua parte il maggior numero di senatori possibile in modo da far passare un disegno di legge al Congresso? Con una simile premessa, “Miss Sloane” può diventare, senza essere noioso, documentaristico, didascalico o incomprensibile a chi non padroneggia determinati argomenti, un percorso di conoscenza, un viaggio che si fa via via più avvincente e avventuroso perché sposa il linguaggio del thriller politico, un discreto thriller politico in cui non manca qualche svolta inattesa e in cui il montaggio, ora veloce e ritmato, ora più lento, è in perfetto accordo con il mood dei personaggi e con l’alternanza di vittorie e impasse del piccolo studio legale intenzionato a far approvare un decreto a favore di una regolamentazione della vendita delle armi da fuoco. 


E poi c’è un qualcosa in più nella nostra cronaca di una vittoria annunciata, un valore aggiunto, un valore avvolto in morbidi cappotti di cachemire e che ama calzare laboutins. Seducente ed elegante, il lobbista stavolta è donna, una donna che ha più testosterone di una squadra di rugby, certo, ma che una formidabile Jessica Chastain rende comunque femminile, oltre che grintosa e spietata. Sempre sull’orlo dell’esaurimento e sempre più inghiottita dall’ossessione di avere successo ad ogni costo, la sua Elizabeth Sloane è il vero cuore pulsante del film, anche se, al di là di un’interessante dialettica tra emotività e fredda compulsività e fra robotica precisione e barlumi di umanità, il personaggio finisce per essere troppo archetipico: nel non avere una famiglia e cercare il sesso a pagamento, nella dipendenza da farmaci, nella solitudine e in un opportunismo che si risolve in un’odiosa tendenza a giocare con le vite degli altri. Ma la ragazza ha fegato e intelligenza, e soprattutto è portatrice di quell’ironia sferzante che attraversa i dialoghi, che sono molti, anzi moltissimi: perché “Miss Sloane” è un film decisamente verbale, in cui la materia non è altrettanto importante. Quello è tipico di Michael Moore e ad altri nati negli States. Al britannico Madden interessa fare solamente capolino in un universo che, con le sue regole e i suoi divieti, offre lo spunto per fare intrattenimento non banale, che però, alla fin fine, nonostante una bella svolta imprevista, non ci sorprende esattamente con la stessa prontezza e l’astuzia che il miglior lobbista dovrebbe possedere.
Riccardo Supino

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