sabato, gennaio 07, 2017

IL CLIENTE

Il cliente 
di Asghar Farhadi 
con Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karimi
Iran - Francia, 2016 
genere: drammatico
durata: 124'

Emad e Rana sono due coniugi costretti ad abbandonare il proprio appartamento a causa di un cedimento strutturale dell’edificio. Si trovano a dover cercare una nuova abitazione e vengono aiutati nella ricerca da un collega della compagnia teatrale in cui i due recitano da protagonisti di “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller. La nuova casa è stata abitata da una donna con una cattiva reputazione. Un giorno Rana, essendo sola, apre la porta, certa che a suonare sia stato il marito, ma uno dei clienti della donna la aggredisce. Da quel momento per Emad inizia una caccia all'uomo in cui non vuole coinvolgere la polizia. Asghar Farhadi torna a Teheran per proporre una vicenda in cui azione teatrale e quotidianità finiscono per intrecciarsi. Il regista fa in modo che, sin dall’inizio, questa dimensione venga sottolineata, facendo diretto riferimento alla messa in scena. Ci ricorda, cioè, la nostra posizione di spettatori, invitandoci a leggere la duplice finzione, teatrale e cinematografica, e a individuarne gli scambi. Chi conosce il testo di Arthur Miller sa che seppe descrivere un momento di svolta nella dimensione sociale degli USA attraverso le vicende familiari del suo protagonista. È quello che anche Farhadi vuole fare, individuando in questa fase storica dell’Iran una trasformazione così veloce dal finire con lo schiacciare chi non è pronto per adattarvisi. Questa lettura sociologica viene filtrata attraverso quella che per il regista è la cartina di tornasole delle dinamiche umane: la coppia. Emad e Rana sono una coppia affiatata sia nel privato che sulla scena, ma nella loro vita irrompe l’atto violento che ne modifica profondamente le coordinate esistenziali. Se nella donna si insinua un senso di instabilità e di paura prima ignoto, nel marito si fa strada un desiderio di fare giustizia misto a un atavico senso di onore perduto. In tutto ciò, anche se en passant, Farhadi non si astiene dal ricordarci che in Iran la censura è ancora attiva e può decidere sulla messa in scena o meno di uno spettacolo. Come a dire che molto sta cambiando in quella società, ma che alcuni vincoli sono ancora ben presenti.
Riccardo Supino

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