giovedì, giugno 23, 2016

KIKI & I SEGRETI DEL SESSO

Kiki & I Segreti del Sesso
di, Paco Leòn
con, Natalia de Molina, Alex Garcia, Paco Leòn
Spagna, 2016
genere, commedia
durata, 102'


Tematiche scabrose come le perversioni sessuali, termine che il regista sembra voler a tutti i costi abbattere nella sua negativizzazione dell’atto rappresentato, possono essere affrontate con pigli variegati; ne possono essere mostrati gli aspetti sconfinanti nella sfera affettiva, così come le derive estreme e gli effetti possibili sugli individui che li mettono in pratica. Il giovane León sembra aver compreso la lezione impartita da Von Trier e la scosta idealmente, prende le distanze sia dal modo di rappresentazione del cineasta danese che dall’originale pellicola da cui Kiki deriva, quel The Little Death così cupo in alcuni punti e drammaticamente lontano dalla solarità in cui sono immersi i nostri personaggi. La Spagna offre un terreno ottimale per riconvertire il materiale del film australiano, fertile nella sua policromia e pertinente alla ricerca stilistica messa in campo dal regista: l’intreccio delle cinque storie è cullato in un ambientazione anticata, un ideale iperuranio sessuale in cui il pastello predomina e il contrasto si fa sempre meno marcato, attenuando così ogni possibile bagliore cromatico. Cinque coppie atipiche nella loro moderna tipicità si alternano sullo schermo mostrandosi senza veli, narrandoci le loro peripezie nel mondo delle odierne forme d’amore e concludendo un percorso ideale che condurrà lo spettatore alla loro conoscenza e comprensione. León stesso si inserisce nella pellicola, essendo performer prima che artefice, quasi a voler sottolineare il proprio trasporto nella storia e l’importanza rivestita da questa nello sdoganare tali pratiche a livello del pubblico. Irridere e al contempo informare, debellare queste originali forme d’amore da antiquate stereotipie, ripulire la visione del sesso da preconcetti deleteri: la vita è unica, sia essa biologica, sociale o sessuale, e in tale maniera va vissuta. 


A tal riguardo ben si accostano le vicende che si incanalano lungo il solco dell’originale australiano per poi cambiare improvvisamente rotta, distruggendo l’alone drammatico del precedente e sostituendolo con una irrefrenabile voglia di vita ed un irresistibile senso dello humour tutto spagnolo. La penisola iberica ben ci sta abituando all’alto tasso qualitativo delle sue commedie, eppure in questo caso sembra essere intervenuta una maniacalità estrinseca a tale movimento, una forza tutta nuova scaturente dalla giovane mente del regista, riuscita a districarsi in un’incredibile amalgama di elementi che ben si incastrano nello script e sono inseriti in una cornice visiva priva di imprecisioni. La perversione viene sostituita dalla filia, grecismo che rimarca il carattere correttivo degli intenti sceneggiativi verso la terminologia e l’ideologia di devianza, e i protagonisti snocciolano i loro segreti intimi senza indugi particolari, lasciandoci nella imperturbabile certezza che questa sia la vera normalità, la vita pienamente vissuta e degna di essere così appellata. La gratuità del finale sottolineata da molti gioca, invece, a favore della narrazione, giungendo alla perfetta conclusione della storia più interessante, la quale vede contrapporsi una ragazza affetta da sordità ed un sordomuto, invischiati in una situazione grottesca nella propria comicità spinta, in un mondo che sembra non sentirli e repellere i loro stimoli. Freschezza e vitalità sono i valori cardine di una sceneggiatura ricca e ben oliata, inscenata da un cast corale in ottima forma e fondata su una rappresentazione visiva di raro spessore per tale genere, una piccola perla in un mare burrascoso ricco di ostriche vuote. 
Alessandro Sisti

1 commento:

Patalice ha detto...

mmmmh...
no al cinema no, direi di no