venerdì, agosto 16, 2013

LA NOTTE DEL GIUDIZIO



La Notte del Giudizio / The Purge (Usa 2013)
Regia: James DeMonaco
Cast: Lena Headey- Ethan Hawke- Edwin Hodge- Max Burkholder - Adelaide Kane



Siamo nell'America paranoica del 2022.
La popolazione intera si prepara alla notte dello Sfogo; ovvero un periodo di dodici ore, che capita una volta all'anno, in cui le autorità sospendono le leggi e autorizzano i cittadini a commettere qualunque reato, compreso l'omicidio. In un Paese in cui il crimine è sempre più spietato, l'aver permesso a chiunque di sfogare le proprie pulsioni per una notte ha evitato conseguenze peggiori, riuscendo a ridurre il tasso di criminalità e di disoccupazione.
La famiglia Sandin: papà James e mamma Mary (Ethan Hawke e Lena Heady), con i loro figli Charlie (Max Burkholder) e Zoey (Adelaide Kane) è una tipica famiglia benestante, che vive in una lussuosa casa in un lussuoso quartiere. Il capofamiglia in poco tempo è diventato piuttosto ricco proprio grazie alla notte dello sfogo, vendendo costosissimi sistemi di sicurezza che rendono impenetrabili le case. Non amano la violenza ma non condannano l'annuale mattanza, anzi, sono convinti che sia necessaria per il bene del loro amato Paese. Mai però si sporcherebbero le mani di sangue, sono cose che riguardano gli "altri".
Nelle prime ore della "purga" qualcuno irrompe nella casa dei Sandin, mettendo in pericolo la loro tranquillità e la loro indifferenza. Si tratta di un uomo insanguinato, ferito, probabilmente un senza tetto (Edwin Hodge) braccato da un'orda di assassini.
Che cosa faranno, i civilissimi Sandin? Lo consegneranno ai loro simili buoni cittadini che per una notte l'anno si trasformano in assassini e reclamano la loro preda così come permette la legge? O gli daranno rifugio, rischiando a loro volta di essere massacrati?

Per la gioia di chi non riesce a stare lontano dalla sala cinematografica neanche in agosto, puntuale come ogni estate, arriva dagli Usa la pellicola a basso costo (3 milioni di dollari di budget) destinata a sbancare i botteghini di tutto il mondo.
Il film parte alla grande con i titoli di testa che scorrono sullo schermo insieme alle riprese delle videocamere di sorveglianza che hanno filmato i crimini commessi nelle precedenti edizioni della notte dello sfogo; pestaggi, esecuzioni, incendi, giustizia fai da te. Questi, privati della coreografia cinematografica e della parola, mettono lo spettatore in condizione di calarsi da subito in un'atmosfera angosciante. Si prosegue con gli speaker delle radio che commentano quello che accadrà durante la notte con una terrificante serenità, sequenza che, oltre a farci capire quello che abbiamo appena visto sullo schermo, inizia a farci riflettere su quale sporco mondo potremmo trovarci a vivere. Altro elemento angosciante è che il futuro in cui si svolge l'azione non è poi tanto lontano, siamo nel 2022, e sopratutto viene rappresentato perfettamente uguale al 2013.
In sintesi, una situazione di partenza azzeccata e forte, semplice da capire e quindi efficace.

"The Purge" - purificazione, liberazione, ma anche epurazione ( il titolo originale di "La notte del giudizio") è pellicola interessante che offre parecchi spunti di riflessione. A chi/cosa serve veramente la notte dello sfogo? Perché i nuovi padri costituenti dei nuovi Usa hanno voluto istituzionalizzarla? Come mai una notte di massacri ha permesso la diminuzione della criminalità, della disoccupazione e della spesa sociale. La risposta è agghiacciante: le vittime sono quasi esclusivamente i poveri, i senza dimora, che risultano essere facili prede per giovani borghesi annoiati desiderosi di dare sfogo ai propri istinti più bassi. Una volta eliminati baraccati, poveracci, nullatenenti, tossici, sbandati, cioè coloro che vivono sulle spalle dei contribuenti, ma che nulla danno allo Stato, è automatico che il Paese viva una nuova prosperità economica. In quest'ottica sono illuminanti le parole del capo della banda che dà la caccia all'uomo che si rifugia nella casa dei Sandin, che, reclamandone la consegna, lo bolla come "non contribuente". Insomma, una sorta di versione riveduta e corretta del famigerato T4 di stampo nazista, con particolare riferimento alle giustificazioni emerse dopo lo scoppio della guerra.  I ricchi non corrono alcun rischio, blindati nelle proprie case, grazie a impenetrabili sistemi di sicurezza che li mettono al sicuro da qualsiasi aggressione.
Il bersaglio del regista DeMonaco, sembrano proprio essere i benestanti, la cui mentalità, comportamenti, modi di agire sono racchiusi nella felice famiglia Sandin, i cui componenti, da "buoni" moderati, non si sbilanciano, tanto più che il rispetto della legge gli permette di nascondersi dietro un apparente disinteressese verso la questione (in realtà si sono arricchiti grazie alla carneficina legalizzata) e sopratutto gli consente di non esprimersi su un qualcosa che (almeno il capofamiglia e signora) approvano ed appoggiano. In poche parole, si lavano via ogni responsabilità, salvo trovarsi di fronte ad altri ricchi moderati loro simili che, sfruttando le circostanze cercano di ammazzarli esclusivamente per invidia.

Detto questo, il lettore potrebbe pensare di trovarsi dinanzi alla recensione di un film che mette in scena una feroce critica sociale con sprazzi di anticapitalismo, ma non è del tutto esatto. Quanto sopra descritto, è materia tagliata con l'accetta, trattata in maniera superficiale (sempre film made in Usa è), e che gli sceneggiatori (tra cui lo stesso regista) e produttori ben si guardano dall'approfondire, anzi, lasciano ai borghesi protagonisti possibilità di redenzione sin da subito, quando Charlie, il figlio adolescente, vede dai monitor di controllo, un uomo di colore che chiede disperatamente aiuto poco fuori casa e senza pensarci due volte, disattiva il sistema d'allarme e lo fa entrare. Non è un caso che a mettere nei guai la famiglia sia proprio il più giovane di tutti, cioè il meno anestetizzato e allineato, che ancora prova sentimenti come la pietà, quindi facilmente identificabile come la speranza per un futuro in cui gli uomini saranno migliori.

Attenendoci esclusivamente a quello che vediamo sullo schermo, bisogna evidenziare che alcuni passaggi sono parecchio telefonati; la preda a cui i Sandin danno rifugio è un uomo di colore che tanto ricorda il mitico Ben de La notte dei morti viventi (1968) e se ne deduce, chiaramente, che sarà il "buono" della storia; la cinquantenne vicina di casa ha un volto e uno sguardo che racchiude perfettamente un mix di invidia che copre diverse sfere (economico-sessuale-anagrafico) e non la racconta giusta sin dalla prima inquadratura; infine, ci piacerebbe sapere perché il robottino scova-intrusi fabbricato da Charlie non venga sfasciato alla prima occasione utile.

La notte del giudizio non passerà alla storia come horror/thriller, ma, sebbene la trama è letteralmente assurda, chissà perché, non ci appare poi così inverosimile come dovrebbe. In definitiva, trattasi di un film che si lascia guardare e che fa riflettere.
Qualcosa di commestibile nella pattumiera della programmazione estiva.


Fabrizio Luperto

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