sabato, dicembre 08, 2012

Di nuovo in gioco

Di nuovo in gioco (Trouble with the curve)
di Robert Lorenz
con Clint Eastwood, Amy Adams, Justin Timberlake
Usa, 2102
Durata, 111'


Il vecchio Clint è tornato in azione. Dopo le dichiarazioni di commiato rilasciate a suo tempo e le notizie di un reality incentrato sulla sua famiglia,Eastwood torna a sorpresa nelle vesti d'attore con un film che gli appartiene più di quanto non voglia far credere. A parte il regista, antico sodale della ormai leggendaria Malpaso Productions, sono una serie di indizi a confermarcelo. Dalla storia, ancora una volta incentrata su un uomo in disaccordo con il proprio tempo, ai temi incentrati sul confronto generazionale, dalla difficoltà dei rapporti filiali, alla riproposizione di valori di un America "old scholl", per non dire dei compagni di viaggio che sono quelli di sempre a cominciare dalle luci di Tom Stern accanto all'Eastwood che fa incetta di premi e di consensi.E poi se vogliamo anche in quel pizzico di metacinema che "Di nuovo in gioco" ci presenta nell'incipit costruito su un uomo che sta perdendo la vista, e che per questo è costretto ad affidarsi all'udito per cogliere la giustezza o meno del colpo che intercetterà la palla. Una metafora neanche troppo nascosta su uno sguardo (cinematografico), quello di Eastwood, capace di reagire allo scorrere del tempo grazie ad un'acuita sensibilità.

Una somiglianza così netta da chiamare in causa in modo naturale eventuali varianti che in questo caso sono presenti soprattutto in una regia ancora una volta classica,tesa a portare avanti il meccanismo narrativo, ma priva di quelle sfumature anche formali che alimentano il cinema Eastwodiano,solitamente propenso ad allargare lo spettro dei significati e delle possibili interpretazioni. E poi ad una vena di insolito ottimismo ascrivibile alla presenza della schermaglia amorosa tra il personaggio di Justin Timberlake, ex giocatore di baseball che alla pari di Gus,il protagonista della storia, fa il talent scout in giro per l'America, e quello di Amy Adams, figlia di Gus ed avvocato in ascesa che il film ci presenta lontano dalle aule di tribunale ma, in maniera più prosaica, seduta nelle gradinate dello stadio per aiutare il padre che sta perdendo la vista e forse anche il lavoro.

Certamente non siamo in presenza di un capolavoro ma il carisma del vecchio cowboy, la sua gestualità, e lo sguardo perennemente accigliato bastano ed avanzanzo ad un prodotto comunque in grado di raccontare una storia tenendo desta l'attenzione senza fare a meno della logica e dei personaggi. Un po poco se paragonato all'eccellenza Eastwoodiana, abbastanza per i tempi che corrono.

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