sabato, novembre 10, 2012

Festival internazionale del cinema di Roma (VII edizione)

 
Sembra quasi di vederlo Marco Muller, mogul del cinema festivaliero made in Italy, uomo di culture antiche ma di ingegno fino, abituato a navigare con scaltrezza negli interstizi offerti dalle nuove forme di comunicazione, che gli hanno permesso di ribaltare  a suo favore eccessi polemici come quelli che hanno caratterizzato dapprima il suo insediamento a discapito della detronizzata Piera Detassis, e poi quelli provenienti dal festival di Torino e di Gianni Amelio il suo direttore a dir poco piccato dalla nuova collocazione della manifestazione capitolina, Al di là delle ragioni che non stanno mai da una sola parte rimane la sensazione di un archittettura in grado di creare l’evento ancor prima che questo si verifichi, con annesso ritorno pubblicitario tutto a favore del festival capitolino.

Intanto il festival è appena iniziato ed a parlare è finalmente il cinema,  con titoli e numeri che per quanto riguarda questa settima edizione parlano di ben 60 anteprime sparse tra concorso internazionale e sezioni collaterali. Oltre a questo scopriamo un  contenitore nuovo di zecca, Cinema XXI, creato per tenere insieme opere di diverso formato e minutaggio in grado di fornire un panorama delle avanguardie del cinema mondiale. In generale spicca l’accostamento tra volti vecchi e nuovi, con ripescaggi graditi come quello di Amos Poe, beniamino del cinema indy americano, uno che faceva parte del movimento “No  Wave” (1975/85)  scaturito dall’ambiente musicale ed artistico sviluppatasi nell’east villane, ed a cui appartenevano anche registi come Abel Ferrara e Jim Jarmush. C’è poi Larry Clark ripresosi dall’abbandono del sodale Harmory Korine e pronto per l’ennesima incursione nell’universo di adolescenti sbandati e perversi con il suo “Marfa Girl”, e ancora tanto per continuare a parlare degli anni a cavallo tra gli 80 ed i 90, di Mike Figgis, desaparecidos di lunga data, presente con il thriller “Suspension of Disbelief”. Tra i recuperati di lusso figurano tra gli altri due enfant prodige come Paul Verhoeven (Steekpeel) e Peter Greenway sicuramente decisi a rinnovare la propria visione iconoclasta. Cinema del passato che diventa presente affidandosi a nuovi talenti come Valerie Donzelli alla ricerca del bis dopo il bellissimo “La guerra è dichiarata” e disposta a rischiare con un’ altra storia d’amore “malato”, e per non dimenticare la grandeur francese di un film come “Populaire”, che raccontando in maniera colorata gli anni 50 mette in mostra il divismo transalpino per la contemporanea presenza di Berenice Bejo (The Artist) e di Romani Duris.

Ed essendo in Italia non poteva certo mancare una dose massiccia di cinema nostrano a cui va ricordato Muller ha sempre tenuto tantissimo fin dai tempi del Festival di Locarno e di quello veneziano. Così a parte i tre film in concorso (Franchi, Corsicato ed il nuovo Giovannessi) ne troviamo molto e di diverso formato nella sezione “Prospettive Italia” che non manca di omaggiare alcuni “maestri” del nostro cinema (Verdone, Tornatore, Montaldo) con altrettanti documentari, oppure di scommettere con registi in corso d’opera come  Corrado Sassi (Waves) ed anche Francesco Amato (Cosimo e Nicole) e pure del giallista Carlo Lucarelli all’esordio con un film, “L’isola dell’angelo caduto”, tratto da un suo romanzo ed ambientato nell’italia fascista del 1925. Insomma  riprendendo le parole di Muller una rassegna “schizofrenica” per le caratteristiche di un menù appassionatamente autoriale e nello stesso tempo votato all’intrattenimento popolare con virate dichiaratamente pop  che troveranno l’apogeo nelle giornate dedicate ai vampiri  di “Twilight”, di cui vedremo finalmente l’ultimo capitolo, e del  nuovo Stallone  in versione pulp e diretto dal grande Walter Hill, omaggiato da un premio e pronto a parlare del suo cinema in una lezione organizzata all’interno dello spazio “Masterclass”. Di tutto questo cercheremo di parlare, consci del fatto che un festival cinematografico è in prima istanza un viaggio personale. Per questo motivo lungi dall’essere esaustivi proveremo a parlare di quello che ci accingiamo ad intraprendere.

Nessun commento: