domenica, agosto 26, 2012

Twixt



Da quando ha deciso di ritornare al cinema dopo una pausa lunga dieci anni FF Coppola non ha mia nascosto il suo desiderio: lavorare con lo spirito ed i mezzi produttivi degli esordi. Tutto ciò si è tradotto in tre film che  nella loro reciproca diversità esprimono sul piano pratico la voglia di libertà creativa più volte professata dal regista americano. Sul piano cinematografico questa dimensione si è manifestata in una semplicità quasi naive perfettamente corrispondente all’esiguità dei mezzi produttivi (gli ultimi lavori sono stati autofinanziati dal regista)e nel contempo adatta a generare la freschezza quasi ingenua che contraddistingue i lavori degli esordienti.  
Così dopo la traduzione cinematografica di un opera letteraria (“A youth without a youth”,2007) ed il viaggio nella memoria di un amarcord fortemente autobiografico (Tetro, 2009)l’attenzione del regista si è rivolta al cinema di genere attraverso la realizzazione di “Twixt” una ghost story di stampo classico per tipicità di stilemi e situazioni. Protagonista è infatti uno scrittore le cui aspirazioni letterarie sono frustrate dalla necessità di assicurarsi vitto e alloggio con i proventi derivati dalla scrittura di romanzi horror di seconda fascia. Oppresso dall’agente letterario che gli chiede un nuovo libro ed oberato da scadenze debitorie che la petulante moglie provvede a ricordargli, Hall Baltimore (un Val Kilmer corpulento e stranulato) arriva in una piccola cittadina della provincia americana per promuovere le sue opere. Accolto dall’indifferenza dei locali ed adulato da uno sceriffo (Bruce Dern) che si propone di coadiuvarlo nella stesura di un romanzo incentrato su un recente caso di omicidio, Hall riceve dapprima la visita di una spettrale ragazzina e successivamente incontra il fantasma dello scrittore Edgard Allan Poe che lo introduce ad un tragico fatto di sangue accaduto in quei luoghi molto tempo prima.
 
Calato in un paesaggio notturno ad alta valenza pittorica per la stilizzazione degli sfondi disegnati con tratto iperrealista e continuamente squarciato da isolate pennellate di colore “Twixt” seppur costruito su un plot che non prevede sorprese nell’ alternanza tra reale ed onirico e nel suo incanalarsi verso esiti piuttosto scontati nella risoluzione dei dilemmi messi in campo è invece interessante dal punto di vista delle suggestioni e dei rimandi innescati dal confronto tra i due scrittori, Hall e Poe, diversi ma complementari al discorso di un arte, quella della scrittura, che per Coppola è la risultante di una commistione tra alto (Poe) e basso (Hall) ed è imprescindibile dalla componente autobiografica, preferibilmente tragica, alla quale l’artista si rifà per alimentare la propria ispirazione ed esorcizzare i suoi fantasmi personali. Ed è proprio nella coincidenza tra la metafisica presente nella trama del film – i fantasmi veri e propri con le loro eterne sofferenze – e la raffigurazione di un interiorità quella del protagonista, affogata nella dipendenza alcolica e distrutta dal ricordo della figlia prematuramente scomparsa – i fantasmi metaforici - che il film prova a fare la differenza, puntando ad uno stupore più intellettuale che emotivo come testimonia il tasso di paura piuttosto ridotto rispetto agli standard raggiunti dall’horror contemporaneo. E se il disvelamento dei misteri che circondano lo scrittore (ad un certo punto la gente che lo circonda inizierà a morire)a partire da quello relativo alla strage dei bambini di un orfanotrofio accaduta anni addietro confluiranno nel finale del romanzo da consegnare al suo agente in cambio dell’anticipo, la catarsi della storia si concentra in una delle scene finali  quando il protagonista confessa tra le lacrime il senso di colpa per aver mancato l’appuntamento più importante, quello che probabilmente avrebbe permesso alla figlia di essere ancora viva.
 
Ed è proprio la commistione tra finzione ed esperienza autobiografica realizzata con la sovrapposizione delle due tragedie,quella di Hall ma anche quella di Coppola segnato indelebilmente dalla morte del figlio (“Peggy Sue Got Married”,1986 ed “I giardini di pietra”,1987 sono ispirati a questo avvenimento); ed ancora nella similitudine tra le precarietà finanziaria del regista, obbligato a lavorare su commissione per pagare i debiti provocati dal fallimento della Zoetrope, e le vicissitudini di Hall costretto a scrivere cose che non ama per potersi pagare da vivere, che il  cinema dell’autore italo americano almeno per un momento riesce a toccare vertici di pura autenticità, sostituendo il gioco intellettuale con frammenti di vita vissuta. Se così non fosse “Twixt” sarebbe ricordato nella carriera del suo regista come escursione nel cinema di genere e si dimenticherebbe in un attimo per la debolezza dei suoi meccanismi interni.

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