martedì, settembre 22, 2009

Pelham 1-2-3: ostaggi in metropolitana

Premessa: non svelo il finale, ma racconto abbastanza della trama, pertanto siete avvertiti! In ultimo, perdonate l'indecenza della mia scrittura.

Prafrasando nickoftime, Tony Scott è il regista testosteronico per eccellenza, tutto muscoli, esplosioni, inseguimenti d'auto acrobatici e bim bum bam!: montaggio dinamico delle scene, uso compulsivo di sequenze accelerate e poi rallentate, patinatura delle immagini in puro stile videoclip, colori saturi.
"Pelham 1-2-3: ostaggi in metropolitana" si può ascrivere senza dubbio tra i migliori contributi tecnci del regista alla spettacolarità hollywoodiana, ma per il resto resta purtroppo una tentativo incompiuto di raccontare le paure dell'America.

Walter Garber (Washington), uomo di mezza età imbolsito e senza più molte aspetattive è un dirigente corrotto della azienda metropolitana newyorkese che è stato retrocesso a controllore dei treni. Una sera come tante si ritrova in ufficio a coordinare la consueta routine lavorativa: Garber conosce tutti, nella sua carriera ha rivestito tutti i ruoli aziendali confrontndosi con i più diversi compiti. Prima di venir declassato si occupava di acquisti, ma una tangella di troppo lo fregò. Quella notte è assorbito dalle solite faccende: comunciazioni coi macchinisti, gestione di varie emergenze sulle molte linee della metro. Il movimento anomalo di un convoglio, il Pelham 123, in senso contraio alla sua prevista direzione di marcia, cattura la sua attenzione. Dopo un fallito tentativo di mettersi in comuncazione con il macchinista, dalla centrale di controllo scattano tutti i controlli possibili. Cosa succede? perchè il macchinista non risponde? Perchè il convoglio va al contrario?
Ed il bubbone presto scoppia.

Un manipolo di delinquenti senza scrupoli, armati fino ai denti, capitanati da un tal Ryder - un John Travolta davvero truce e spietato - tiene sotto sequestro una carrozza dei treni. La richiesta di riscatto è un sacco di milioni di dollari da consegnarsi entro un'ora, pena la uccisione degli ostaggi.
Ryder non ammette ridardi: promette un morto per ogni minuto di ritardo nella consegna.
La polizia invia subito sul posto un negoziatore professionsta (Turturro) che, dopo il primo morto, è subito rimpiazzato dallo stesso Garber, su volere esplicito di Ryder. Tra i due nasce un dialogo serrato che diverte il malvivente ed allo stesso tempo rafforza Garber.
Con sorpresa di tutti, Garber si rivela un'abile negoziatore e ben presto verrà cataupultato in un'impresa di salvataggio impossibile che mieterà i propri morti senza esclusione di colpi e che animerà lo schermo con distruzioni spettacolari.
In tutto questo pandemonio viene coinvolto anche il sindaco di New York (Gandolfini) ad un passo dalla rielezione.

Dopo la tragedia delle due torri ritornano i grandi temi della paura: terrorismo, crisi economica, attacchi al cuore del sistema. New York rivive il suo inferno in un action movie che strizza l'occhio al trhiller fantapolitico.
Pelham 1-2-3 è il rifacimento di un film del 1974, una sua rivisitazione ipertecnologica e attualizzata dopo l'avvento dei più grossi terrori dell'America. E dagli ostaggi emergono le storie dell'America moderna, di quella gente comune che deve fare i conti tutti i giorni con le ombre e le ferite di un Paese diviso da potentati, classismi e ingiustizie.

Non ci sono più divisioni nette tra i buoni ed i cattivi, tutti hanno qualcosa da nascondere, di cui non andare fieri, tutti sono stati toccati dal peccato originale che ha fatto perdere all'America la propria innocenza.
E proprio in questo coacervo di storie "assassine" di vario livello si consuma l'ennesimo scontro tra bene e male, nella dura legge della sopravvivenza.

Sul piano narrativo il film fa la sua parte, la sceneggiatura risulta ben scritta ed i dialoghi hanno notevole rilevanza. Chi ha amato "il negoziatore" troverà qui qualche scampolo di soddisfazione.

Turturro è piuttosto lasciato all'angolo e dispiace vederlo ristretto ad una sorta di cameo.
Denzel Washington ben impersona il protagonista, anche con una trasformazione fisica che lo eleva sempre di più ad attore compiuto.

Travolta è cattivo e caustico, ma perde di stile: è il personaggio, tratteggiato attorno a lui, che non convince, restando poco più di una macchietta, un clichè ripassato come l'aringa sul pane.

La resa finale dell'operazione risulta un po' sgonfia e le aspetative dello spettatore (le mie di sicuro) vengono tradite: il film lascia una lieve sensazione di noia ed un disturbo uditivo.
Per il resto si dimentica in fretta ed accorgemi di questo fa un po' male.

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