martedì, aprile 08, 2008

Tutta la vita davanti

(di ETHAN)
Tutta la vita davanti: e' un film sull'italia contemporanea e la sua mutazione che manca da circa vent'anni. A Virzi' riesce un buon film di narrazione del Paese in preda al berlusconismo, al capitalismo
postindustriale e al dominio dell'apparenza senza mai nominarli e senza cadere nella noia, perche' forse indovina la scelta della farsa agrodolce, dell'ironia e della complessita' dei personaggi.
Virzi' non risparmia nessuno. Gli intellettuali? rassegnati a fabbricare il grande fratello. I sindacati? retorici e pasticcioni, incapaci di reinvitare il senso della collettivita' in una societa' che ha perso i suoi punti di riferimento.

Il tutto potrebbe finire con una danza macabra o con la fuga all'estero ma il regista ci ricorda che si puo' pensare al mondo, fare un po' di filosofia e, anche se amaramente, ridere (sguardo positivo verso il futuro: la scena dove viene chiesto alla bambina che lavoro vuole fare da grande).
Ecco perche' io avrei fatto dire alla bambina il mestiere del tronista o un componente del grande fratello. Il mio sguardo verso il futuro e' molto pessimista se chi vincera' le prossime elezioni non riuscira' a dare nessun slancio all'Italia. (ethan)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bè Ethan adesso sei un cinemaniaco a tutti gli effetti.Mi fa un effetto veramente piacevole vedere "pubblicata" la tua rece...devo dire che va veramente un figurone...sul film alcune considerazioni:
se è vero che Virzi si prende tutto il tempo necessario per far vivere i personaggi, evitando certe scorciatoie di sceneggiatura e le superficialità macchiettistiche, mi è sembrato che i tempi, specialmente nella seconda parte (la scena del Ghini familiare ad esempio), facciano perdere al film i tempi che gli sono naturali.
La mancanza di volgarità con cui mostra il corpo (splendido di Michela Ramazzotti)mi ricorda quello di Altmann con Julian Moore nel capolavoro "America Oggi".
I sindacati più che pasticcioni mi sembrano fare la figura dei peracottari, ed in questo Virzì mi è piaciuto perchè ha saputo riconoscere anche gli errori di quelli che condividono la sua visione del mondo.
Il film è un passo in avanti rispetto agli stereotipi di Caterina và in città ed alla faticosa incursione storica di Napoleone. Qui il regista torna a parlare del mondo che conosce meglio, lo stesso dei suoi capolavori, La bella vita, Ovosodo, Ferie d'agosto e pur non avvicinandoli il suo cinema torna a respirare.
Appena riesco scrivero di La zona, gone baby gone, Amore bugie e calcetto.
Ciao Ethan
nicko